La Corte di Cassazione, nella Sentenza n. 7838 del 17 aprile 2015, ha affermato che la presenza di contabilità regolare di una società non esclude la possibilità di un accertamento induttivo del reddito d’impresa, qualora la contabilità possa considerarsi complessivamente inattendibile in quanto non ragionevole, anche sotto il profilo dell’antieconomicità del comportamento tenuto dal contribuente.
L’ufficio dell’Amministrazione finanziaria può, in tali casi, dubitare della veridicità delle operazioni dichiarate e può desumere, sulla base di presunzioni semplici, ma gravi, precise e concordanti, maggiori ricavi o minori costi dell’impresa.
Ciò comporterà l’onere della prova contraria a carico del contribuente.
L’onere della prova del maggior reddito resta comunque a carico dell’Amministrazione finanziaria. Alla base di una valida presunzione di maggior reddito, vi possono essere dei dati oggettivi, come il saldo negativo emergente dalle scritture contabili e, in particolare, la presenza di perdite gravi, intense e ripetitive, accompagnate dalla prosecuzione dell’attività della società contribuente e, quindi, della continuità negli esborsi di liquidità per il pagamento di fornitori e dipendenti.