NULL
Principi Contabili
Scritto da: Misterfisco

Il Bilancio consolidato 10 Determinazione e trattamento della differenza risultante dal consolidamento delle partecipazioni | Perdite durevoli di valore

Scarica il pdf

Le partecipazioni debbono essere svalutate, oltre che a seguito delle perdite gestionali riportate (si veda capitolo 9.9(b)(vi)), ulteriormente anche per perdite durevoli di valore (di cui si è accennato al capitolo 9.9(b)(vii)).

Né il testo della legge (art. 2426 Codice Civile) né la relazione che la accompagna forniscono compiute definizioni dei concetti di perdita di valore e di durevolezza. Tuttavia, poiché interpretazioni diverse di tali nozioni possono condurre a svalutare o meno il valore di carico di una partecipazione, e tenuto conto della necessità che i criteri di valutazione non siano arbitrari, come si evince da più parti della relazione di accompagnamento al D.Lgs. n. 127/1991, si ritiene necessaria una loro definizione.

Una perdita di valore di una partecipazione consiste nella diminuzione del valore intrinseco o di realizzo della medesima rispetto al valore al quale essa è iscritta nei libri contabili.

Una perdita di valore, spesso, deriva da perdite d’esercizio significative riportate dalla partecipata, frequentemente accompagnate o provocate da situazioni negative interne all’impresa stessa o esterne ad essa, oppure da una combinazione di fattori interni ed esterni.

Alcuni esempi di situazioni interne all’impresa che possono condurre ad una perdita di valore possono essere: perdite operative divenute ricorrenti perché derivanti da una struttura economica del ciclo costi/ricavi che cessa di essere remunerativo; un eccesso di costi fissi, non riducibili nel breve periodo, rispetto al volume di affari; l’obsolescenza tecnologica degli impianti o dei processi produttivi dell’impresa; un perdurante stato di tensione finanziaria al quale non si possa porre rimedio e che divenga eccessivamente oneroso per l’azienda; una caduta del valore di mercato delle immobilizzazioni dell’impresa al di sotto del loro valore di libro, il cui recupero nel breve periodo non possa essere obiettivamente dimostrato.

Esempi di fattori esterni all’azienda possono invece essere: la crisi del mercato in cui opera l’impresa con previsioni di assestamento dello stesso in direzione diversa da quella utile all’impresa; un sostanziale ribasso dei prezzi di vendita dei prodotti non bilanciato dall’adeguamento dei costi di produzione e vendita; nuove leggi e regolamentazioni che conducono a ridurre la redditività dell’impresa; la perdita di quote di mercato a favore di imprese concorrenti; l’abbandono da parte del mercato dei prodotti dell’impresa a favore di prodotti alternativi.

Una perdita di valore è durevole quando non si prevede che le ragioni che la hanno causata possono essere rimosse in un breve arco temporale, cioè un periodo così breve da permettere di formulare previsioni attendibili e basate su fatti obiettivi e ragionevolmente riscontrabili. In buona sostanza, quindi, una perdita di valore è durevole perché non è ragionevolmente dimostrabile che nel breve periodo vi sarà recupero della stessa attraverso i risultati economici dell’impresa che la soffre.

Di converso, se l’impresa è in grado di redigere (ed effettivamente porre in essere) piani e programmi operativi per il recupero della perdita di valore, ovvero che possono dimostrare che la perdita ha carattere puramente contingente, questa può definirsi non durevole [1]. Affinché ciò sia ammissibile, tuttavia, e per non violare il postulato della prudenza nella formulazione del bilancio (si veda Documento dei Principi Contabili n. 11 ), i piani e programmi devono avere caratteristiche di:

– concretezza;

– ragionevole possibilità di realizzazione (tecnica, economica e finanziaria);

– brevità di attuazione.

Inoltre si ritiene necessario che i piani e i programmi operativi (a) risultino da formali deliberazioni degli organi societari, (b) siano analitici al punto da individuare con precisione gli elementi di intervento e i benefici (quantificati in termini economici) che da essi si attendono e (c) definiscano in modo esplicito il tempo entro cui il recupero della perdita di valore è atteso, che deve collocarsi nell’arco di esercizi futuri molto ravvicinati. In particolare, l’elemento tempo è di grande importanza, perché la capacità di formulare previsioni attendibili diminuisce tanto più rapidamente quanto più esse si collocano nel futuro. Se gli amministratori, trovandosi nella possibilità qui descritta, considerano la perdita di valore non durevole, di tale fatto debbono dare esplicita illustrazione nella nota integrativa, indicando gli elementi caratterizzanti dei piani/programmi che consentiranno il recupero della perdita di valore, ivi inclusa l’indicazione del tempo atteso per il recupero della perdita, come qui descritti.

Sommario Principi contabili

Fonte: Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti

Articoli correlati
19 Aprile 2024
APE sociale 2024: cos’è?

L’APE sociale è un’indennità a carico dello Stato erogata dall’INPS, entro...

19 Aprile 2024
Codici per versare la sostitutiva per le cripto attività dei residenti

I soggetti residenti che detengono cripto-attività ora hanno a disposizione nuovi...

19 Aprile 2024
Proroga Dac 7 per le piattaforme online

La scadenza della Dac 7 originariamente fissata al 31 gennaio è stata estesa per...

Affidati ad un professionista
Richiedi una consulenza con un nostro esperto