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17 Luglio 2020

Cointestazione conto corrente per figli a seguito di divorzio: non c’è donazione indiretta

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L’Agenzia delle Entrate si è occupata di una questione relativa all’imposta di donazione.

Il quesito posto all’attenzione dell’Agenzia delle Entrate riguarda due coniugi divorziati. Nella sentenza di divorzio è stabilito che il marito (che è anche colui che ha presentato l’istanza di interpello) assume l’obbligo nei confronti della ex moglie di corrispondere ai figli beni e/o titoli di proprietà per un determinato valore. I beni corrisposti e/o intestati ai figli della coppia saranno vincolati fino al raggiungimento del venticinquesimo anno di età. Le rendite derivanti da questi beni saranno depositate dai genitori su conti correnti o libretti di risparmio intestati a ciascun figlio.

In adempimento di quanto stabilito in sede di divorzio, l’istante intende, quindi, mettere a disposizione la somma concordata su due conti correnti che, però, non potendo essere intestati ai figli, in quanto ancora minorenni, saranno cointestati all’istante medesimo ed alla ex moglie, con firma congiunta.

Il quesito riguarda la possibilità di configurare tale operazione di deposito delle somme sui conti correnti suddetti come un atto di liberalità indiretta con conseguente applicazione dell’imposta di donazione.

L’Agenzia delle Entrate, nella Risposta n. 205 del 9 luglio 2020, ha precisato che, per rispondere al quesito, occorre verificare se vi sono i presupposti per integrare un atto di trasferimento tra vivi di beni e diritti per donazione o altra liberalità o un altro atto a titolo gratuito dal quale derivi un arricchimento in capo al beneficiario.

L’Agenzia delle Entrate ha richiamato la disposizione del Codice Civile (articolo 769) nella quale è stabilito che la donazione è quel contratto con il quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa un’obbligazione. Gli elementi che caratterizzano questo contratto sono lo spirito di liberalità e l’arricchimento del donatario con corrispondente depauperamento del donante.

Le donazioni indirette (articolo 809 del Codice Civile) comportano anch’esse, in favore del beneficiario, un arricchimento senza corrispettivo, realizzato per spirito di liberalità, sia pur con atti diversi dalla donazione vera e propria.

Sia nella donazione diretta che in quella indiretta vi è lo spirito di liberalità, ossia la consapevolezza di attribuire ad altri un vantaggio patrimoniale senza che vi sia alcuna costrizione in proposito a seguito di un vincolo giuridico o extra giuridico rilevante per l’ordinamento giuridico. Se l’operazione, invece, è posta in essere in adempimento di un obbligo giuridico, manca lo spirito di liberalità e non si può parlare, quindi, di donazione.

Tra le ipotesi tipiche di donazioni indirette vi è la cointestazione di un conto corrente bancario. E’ necessario, però, affinché si possa parlare di donazione indiretta, che colui che compie l’atto, al momento della cointestazione, abbia agito con l’unico scopo di compiere una liberalità in favore dell’altro cointestatario del conto corrente.

Nel caso specifico, manca lo spirito di liberalità perché l’istante ha agito in adempimento di un obbligo stabilito nella sentenza di divorzio.

In più, la cointestazione del conto corrente avverrebbe con forma congiunta e, pertanto, il singolo cointestatario non potrebbe disporre del conto senza il consenso dell’altro cointestatario.

L’Agenzia delle Entrate ha, quindi, riconosciuto che la cointestazione del conto corrente a garanzia della sicurezza economica dei figli dei cointestatari, in adempimento di un obbligo stabilito nella sentenza di divorzio tra i due cointestatari medesimi, non costituisce una forma di donazione indiretta in favore della ex moglie e non determina, pertanto, il costituirsi del presupposto impositivo dell’imposta di donazione.

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