Impairment Test: ecco una guida utile sulla definizione, ambito di applicazione e quando viene eseguito.
Nella dottrina aziendalistica, l’impairment test è un procedimento tecnico-contabile volto a controllare se il valore contabile di un asset iscritto nello Stato Patrimoniale del Bilancio sia recuperabile attraverso l’utilizzo e la vendita dell’asset. L’Impairment Test consente di rilevare le perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni immateriali, finanziarie e materiali. Secondo la dottrina aziendalistica, il principio della “veridicità e correttezza” e della “prudenza” del bilancio richiede che i valori contabili riflettano la capacità dell’impresa di generare benefici economici futuri.
Nel caso in cui tale capacità si contragga in modo durevole, si rende necessario adeguare il valore contabile, rilevando la svalutazione. Un’attività è una risorsa controllata dall’impresa, in relazione ad eventi pregressi, dalla quale sono attesi benefici economici futuri. Al momento della prima iscrizione, il prezzo pagato riflette il valore dei benefici economici ottenibili dall’utilizzo diretto ed indiretto dell’asset. Durante il ciclo di vita del bene il valore di bilancio può eccedere l’ammontare che la società è in grado di poter recuperare attraverso l’utilizzo diretto ed indiretto dell’asset.
Per evitare tale rischio il valore contabile del bene deve essere comparato con il valore recuperabile. Le società che adottano i principi contabili IAS/IFRS sono chiamate ad espletare l’impairment test degli assets di bilancio, secondo quanto previsto dallo IAS 36. Dal punto di vista operativo, l’attenzione dei processi di impairment test è centrata sul momento della stima, venendo a trascurare le attività di competenza degli organi di controllo e di amministrazione.
“Impairment tests do not always seem to be done with sufficient rigour. Often, share prices reflect the impairment before the company records it on the balance sheet.”, sottolinea Presidente IASB (2012).
Impairment test: cos’è?
L’impairment test permette di comparare il valore contabile con il valore recuperabile di un asset. Se il valore contabile è ≤ al valore recuperabile l’attività rimane iscritta in bilancio al valore contabile. Se il valore contabile è > al valore recuperabile, l’attività è iscritta in Bilancio al valore recuperabile. Il valore contabile è il valore al quale l’asset risulta iscritta nel Bilancio dell’esercizio precedente, pari al costo di acquisto o di produzione, o al valore dell’esercizio precedente, pari al costo di acquisto o di produzione, o al valore rideterminato, al netto dell’eventuale fondo ammortamento e di precedenti perdite durevoli di valore.
Il valore recuperabile è il maggiore tra il fair value al netto dei costi di vendita e il valore d’uso dell’attività. L’Impairment Test rappresenta un valido e fondamentale strumento che consente di garantire la corretta rappresentazione del patrimonio aziendale nel bilancio. L’esecuzione regolare dell’Impairment Test permette alle imprese di fornire una visione quanto più trasparente ed affidabile della situazione economica-finanziaria dei portatori di interessi primari e secondari.
Impairment Test nel documento IAS 36: gli aspetti innovativi
Rispetto alle norme contabili italiane lo IAS 36 – Riduzione di valore delle attività introduce elementi di discontinuità, che si sostanziano nell’ambito di applicazione del test, nei criteri volti a determinare il valore recuperabile. Trova introduzione il concetto di Cash Generating Unit, non contemplato dalla disciplina civilistica italiana. Il procedimento di determinazione delle perdite di valore previsto dallo IAS 36 “Impairment of Assets” si applica alle imprese italiane che redigono dal 2005 il bilancio consolidato ed il bilancio di esercizio secondo i principi contabili internazionali. Nella “Guida all’applicazione dell’impairment test dello IAS 36” si precisa che “un procedimento di calcolo come quello previsto dallo IAS 36 venga oggi richiesto dall’art. 2427 n.3 Codice Civile a tutte le imprese che non sono obbligate a redigere il bilancio con gli IAS/IFRS”.
Questo iter procedurale si applica anche alle imprese italiane che redigono i bilanci secondo i principi contabili nazionali. L’articolo 2427 n.3-bis del Codice Civile prevede che, in caso di rilevazione di perdite durevoli di valore sulle immobilizzazioni materiali ed immateriali, le imprese debbano determinare l’importo di tali perdite in base a tre parametri: il concorso alla futura produzione di risultati economici, la prevedibile durata utile e, per quanto rilevante, il valore di mercato. Questi parametri corrispondono ai flussi finanziari netti che le immobilizzazioni immateriali e materiali sono in grado di generare nel corso della vita utile ed al fair value. La procedura di Impairment Test attiene alle attività definibili come long-lived asset, che rappresentano gli elementi materiali, tecnici e partecipativi dell’impresa.
La normativa italiana fa riferimento alle immobilizzazioni immateriali e materiali, mentre lo IAS 36 trova applicazione alle attività che sono oggetto di altri standard, tra cui macchinari e impianti (IAS 16) gli investimenti immobiliari valutati al costo (IAS 40), ad alcune immobilizzazioni finanziarie che non rientrano nell’ambito di applicazione dello IAS 39, come le partecipazioni in imprese controllate (IAS 27), le partecipazioni in imprese collegate (IAS 28) e le partecipazioni in joint venture (IAS 31).
Lo IAS 36 definisce l’ambito di applicazione del principio in modo negativo, prevedendo che debba essere applicato nella contabilizzazione delle riduzioni durevoli di valore di tutte le attività, eccetto che per: rimanenze (IAS 2), commesse pluriennali (IAS 11), attività fiscali differite (IAS 12), attività derivanti da benefici per i dipendenti (IAS 19), alle attività non correnti classificate come possedute per la vendita secondo quanto previsto dall’IFRS 5. L’Impairment Test non trova applicazione alle attività finanziarie che rientrano nell’ambito dello IAS 39, agli investimenti immobiliari che sono valutati al fair value (IAS 40), alle attività biologiche correlate alle attività agricole che sono valutate al fair value dedotti i costi stimati al punto di vendita (IAS 41), ai costi di acquisizione differiti e ad attività immateriali derivanti dai diritti contrattuali dell’assicuratore in contratti di assicurazione che rientrano nell’ambito di applicazione dell’IFRS 4.
Impatto della crisi sull’Impairment Test: considerazioni finali
La crisi finanziaria internazionale ha un impatto determinante sugli impairment test degli avviamenti e delle attività intangibili a vita utile indefinita, nei bilanci redatti secondo i principi contabili internazionali. differenti analisi mettono in evidenza che le maggiori svalutazioni ai fini dell’Impairment si sono concentrate sull’avviamento.
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