Cos’è la contabilità analitica e perché è così importante? Si tratta di uno strumento della struttura tecnico-contabile mediante il quale è possibile raccogliere ed elaborare informazioni di tipo quantitativo-monetario di supporto alle decisioni del management. In questa guida scopriamo cosa sapere e facciamo qualche esempio pratico.
Contabilità analitica: quali sono le funzioni?
La contabilità analitica elabora informazioni quantitativo-monetarie relativo al consumo di fattori produttivi. Le informazioni prodotte dalla contabilità analitica concernono costi, ricavi, risultati economici di particolari oggetti individuabili nell’ambito del sistema aziendale, prodotti, clienti, processi gestionali e reparti. La necessità di soddisfare specifiche esigenze conoscitive del management giustifica le scissioni e le segmentazioni della gestione aziendale che si realizzano in sede di analisi dei costi e dei ricavi. Come osserva Zappa “tutti i costi sostenuti da un’impresa in tutta la sua vita sono coordinati, interdipendenti e tutti reciprocamente si determinano ed interferiscono nelle loro variazioni”. Tale principio rappresenta un costante punto di riferimento alla luce del quale considerare l’inevitabile parzialità dell’analisi condotta nel momento in cui si decide di focalizzare l’attenzione su determinati ambiti del sistema aziendale. La contabilità analitica è libera da vincoli di legge: le aziende possono decidere, a discrezione, se adottare metodologie contabili o extra contabili di rilevazione dei dati per alimentare il sistema.
Inoltre, le aziende sono libere di elaborare le informazioni che ritengono più adeguate, in termini di quantità, tempistiche e qualità, per il supporto dei propri processi decisionali. Interessante sarebbe utile analizzare come la contabilità analitica influenza, attraverso le informazioni che produce, i differenti momenti in cui il controllo di gestione può essere articolato: controllo antecedente, concomitante e consuntivo. Il controllo antecedente si realizza durante il processo di budgeting e consiste nell’accertamento della coerenza del budget rispetto agli obiettivi di fondo della gestione esplicitati nel piano strategico d’azienda. Le informazioni prodotte dalla contabilità analitica risultano indispensabili per la valorizzazione del budget d’azienda e per la determinazione dei costi standard.
La contabilità analitica fornisce utili informazioni per rendere del tutto ragionate e consapevoli molte delle decisioni assunte in sede di predisposizione del budget. Le informazioni prodotte dalla contabilità analitica costituiscono un supporto rilevante sulla base del quale il management può formulare decisioni in grado di garantire la coerenza tra obiettivi di breve termine e quelli di medio-lungo termine contenuti nel piano strategico. Il controllo concomitante viene esercitato ad intervalli prestabiliti e si propone di monitorare il trend della gestione attraverso i risultati intermedi che si manifestano. La contabilità analitica fornisce le informazioni quantitativo-monetarie attraverso le quali sono effettuati periodicamente confronti tra gli obiettivi intermedi di budget ed i risultati intermedi, oppure tra gli obiettivi finali di budget ed i risultati finali attesi (analisi delle varianze). Sulla base dei confronti vengono individuati gli interventi correttivi da porre in essere con riferimento agli obiettivi da perseguire. Le informazioni prodotte dalla contabilità analitica permettono di supportare il management nelle scelte operative che danno esecuzione al budget.
Il controllo susseguente si realizza a consuntivo, ovvero quando i risultati si sono già manifestati. In tale momento del controllo non c’è alcuna possibilità di incidere sui risultati gestionali in quanto questi si sono già realizzati, ma le informazioni sono utili per migliorare la programmazione futura e per valutare le performances dei manager. Le informazioni prodotte sono utilizzate per valutare le poste di bilancio, ad esempio rimanenze e lavori in corso.
Classificazioni dei costi impiegate in contabilità analitica
Al fine ultimo di produrre informazioni quantitativo-monetarie utili per l’attività decisionale e di controllo è opportuno classificare i costi di utilizzo dei fattori produttivi. La classificazione dei costi per natura, tipica della contabilità generale, conserva la sua validità anche in contabilità analitica, ma deve essere accompagnata da altre classificazioni che permettano di produrre informazioni coerenti con gli scopi conoscitivi perseguiti. I criteri di classificazione dei costi più frequentemente impiegati in contabilità analitica fanno riferimento ai seguenti aspetti:
- modalità di assegnazione agli oggetti di costo,
- comportamento al variare di un driver di riferimento,
- modalità di programmazione,
- controllabilità.
Criteri di classificazione | Classi |
Modalità di assegnazione agli oggetti di costo | Costi diretti ed indiretti |
Comportamento al variare di un driver di riferimento | Costi variabili, fissi, semivariabili e variabili a scalini |
Modalità di programmazione | Costi parametrici, discrezionali e impegnati |
Controllabilità | Costi controllabili e non controllabili |
Modalità di assegnazione agli oggetti di costo
La classificazione dei costi in base alle modalità di assegnazione agli oggetti di costo consente di soddisfare le esigenze conoscitive in merito al costo sostenuto o da sostenere per l’ottenimento di diversi oggetti di costo individuabili nell’ambito del sistema aziendale. Secondo il criterio individuato, i costi possono distinguersi in costi diretti ed indiretti. I costi diretti sono relativi a fattori produttivi utilizzati esclusivamente per l’oggetto di costo, fatti produttivi per i quali è possibile ed economicamente conveniente misurare la quantità consumata dall’oggetto di costo e moltiplicarla per il suo prezzo unitario. I costi indiretti sono relativi a fattori produttivi impiegati per più oggetti per i quali non è possibile misurare la quantità consumata da ciascun oggetto di costo e fattori produttivi per i quali è possibile ma non economicamente conveniente misurare la quantità consumata dall’oggetto di costo. Facciamo un esempio concreto e numerico per comprendere la ripartizione dei costi indiretti. Un’azienda Alfa realizza i prodotti x e y con riferimento ai quali si dispone dei dati seguenti:
Prodotto X | Prodotto Y | |
Quantità prodotte e vendute | 1000 | 1000 |
Ore MOD per unità di prodotto | 1 | 0,5 |
Ore macchina per unità di prodotto | 1 | 1,5 |
Nell’ipotesi in cui i costi indiretti ammontino a 75mila, si procede alla ripartizione tra i due prodotti utilizzando le basi di allocazione:
- ore manodopera diretta,
- ore macchina.
Procediamo alla ripartizione dei costi indiretti di produzione utilizzando come base di allocazione le ore manodopera (ore MOD).
Il coefficiente di allocazione è determinato così:
costi indiretti da ripartire/valore totale della base di ripartizione = 75000/ (1 ora MOD * 1000 unità) + (0,5 ore MOD * 1000 unità)
= 75000/1500 = 50 euro di costi indiretti di produzione per ogni ora MOD
I costi indiretti di produzione allocati in base alle ore MOD alla linea di prodotto X sono 50.000, mentre quelli allocati alla linea di prodotto Y sono pari a 25.000.
Procediamo a ripartire i costi indiretti di produzione utilizzando, come base di allocazione, le ore macchina.
Il coefficiente di allocazione è determinato nel modo seguente:
75.000/2.500 = 30 euro di costi indiretti di produzione per ogni ora macchina
I costi indiretti di produzione allocati in base alle ore macchina alla linea di prodotto X sono 30.000, mentre quelli allocati alla linea di prodotto Y sono pari a 45.000.
Utilizzando basi di ripartizione differenti si ottengono allocazioni differenti da costi indiretti. La scelta della base di ripartizione deve essere ispirata al principio funzionale.
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