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16 Maggio 2025
4 Minuti di lettura

Art Bonus e diritto di superficie: quando la cultura fa la differenza

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Per accedere all’Art bonus, non basta che un bene sia pubblico o abbia più di 70 anni. Serve una verifica ufficiale da parte del Ministero della Cultura che attesti il suo reale interesse culturale. Solo così si possono ottenere le agevolazioni fiscali previste dalla normativa.

Il caso: un teatro e la costituzione del diritto di superficie

Un Comune italiano ha sottoposto all’Agenzia delle Entrate un quesito relativo a un immobile utilizzato come teatro e luogo di spettacolo. L’edificio è stato oggetto di un contratto di locazione a partire dal 2011, rinnovato nel 2015. Nel giugno 2020, il consiglio comunale ha deliberato la costituzione di un diritto di superficie sul bene, a favore dello stesso Comune, con durata di 25 anni (rinnovabile). Il contratto è stato formalizzato nel marzo 2021 e include una clausola risolutiva: se entro tre anni dalla firma non vengono completati i lavori di ristrutturazione previsti, il diritto decade. Il caso è stato gestito dalla risposta n. 119 dell’Agenzia delle Entrate.

Il dubbio: interventi ammissibili all’Art Bonus?

L’amministrazione comunale ha chiesto se gli interventi di ristrutturazione sull’edificio possano essere considerati opere di manutenzione, protezione e restauro di un bene culturale pubblico. In tal caso, le donazioni da parte di privati volte a finanziare questi lavori darebbero diritto al credito d’imposta previsto dall’Art bonus.

Cos’è l’Art Bonus?

L’Art bonus, introdotto dal Decreto Legge n. 83/2014, è un’agevolazione fiscale che riconosce un credito d’imposta pari al 65% delle erogazioni liberali in denaro effettuate da:

  • persone fisiche,
  • enti non commerciali,
  • soggetti titolari di reddito d’impresa.

Tali erogazioni devono essere destinate a interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici oppure al sostegno di attività e istituzioni culturali (teatri, fondazioni lirico-sinfoniche, musei, festival, ecc.).

Il credito può essere ripartito in tre quote annuali di pari importo ed è accessibile anche a concessionari o affidatari dei beni.

Il ruolo del Ministero della cultura

Affinché un intervento su un bene possa essere ammesso all’Art bonus, è essenziale che il bene sia riconosciuto come di interesse culturale. A tal fine, l’Agenzia delle Entrate ha chiesto chiarimenti al Ministero della Cultura, che ha fornito due indicazioni chiave:

  1. Validità del diritto di superficie: consente di costruire e mantenere una proprietà su un terreno altrui, anche separatamente dal suolo.
  2. Criticità della clausola risolutiva: la possibilità di annullare il diritto in caso di mancata ristrutturazione entro tre anni rende incerta la stabilità giuridica del diritto stesso.

Interesse culturale: presunzione non basta

Secondo il Codice dei beni culturali, i beni appartenenti a soggetti pubblici o enti senza scopo di lucro e con oltre 70 anni sono presunti di interesse culturale. Tuttavia, si tratta di una presunzione non definitiva: è necessaria una verifica formale da parte del Ministero della Cultura per rendere tale qualifica ufficiale.

Senza questo passaggio, il bene non può essere considerato idoneo per i benefici fiscali previsti, e in caso di riconoscimento successivo della mancanza di interesse culturale, eventuali vantaggi fiscali già goduti potrebbero dover essere restituiti.

Serve il via libera del Ministero

Per usufruire dell’Art bonus, il Comune interessato dovrà richiedere un provvedimento ufficiale al Ministero della Cultura che certifichi l’interesse culturale dell’immobile. Solo con questa conferma sarà possibile accedere alle agevolazioni fiscali per i lavori di ristrutturazione.

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