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26 Settembre 2015

Retribuzione dell’amministratore delegato di una spa: può essere un costo deducibile

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La Corte di Cassazione, nella Sentenza n. 19050 del 25 settembre 2015, ha affrontato una controversia relativa alla deducibilità dei costi sostenuti da una società per azioni per la retribuzione del lavoro dipendente dell’amministratore delegato della società medesima.

La Commissione Tributaria Regionale aveva riconosciuto la deducibilità di quelle somme erogate all’amministratore in aggiunta al compenso quale componente del consiglio di amministratore della società.

Secondo i Giudici di secondo grado, infatti, l’ulteriore attività svolta dall’amministratore era direttamente collegata all’attività societaria ed era volta alla produzione del reddito.

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione della CTR in Cassazione.

La Corte di Cassazione ha, in primo luogo, negato che vi sia incompatibilità tra la posizione di componente del consiglio di amministrazione di una società di capitali e la posizione di lavoratore subordinato alle dipendenze della società medesima, incompatibilità sulla quale l’Agenzia delle Entrate aveva imperniato il proprio ricorso.

Secondo la Cassazione, l’incompatibilità con la condizione di lavoratore subordinato è ravvisabile nel solo caso di amministratore unico della società. Nel caso di amministratore unico, infatti, non ricorre certamente l’effettivo assoggettamento al potere direttivo, di controllo e disciplinare esercitato da altri, che è requisito tipico della subordinazione.

Inoltre, secondo la giurisprudenza della Cassazione, la qualità di amministratore di una società di capitali è compatibile con la qualifica di lavoratore subordinato della medesima società qualora sia accertata l’attribuzione di mansioni diverse dalle funzioni proprie della carica sociale rivestita.

La decisione della Commissione Tributaria Regionale era stata incentrata correttamente sulla effettività ed inerenza dei costi ritenuti deducibili e l’Agenzia delle Entrate non aveva mosso adeguate censure a tali aspetti. Il ricorso è stato, pertanto, respinto dalla Corte di Cassazione, la quale ha, altresì, condannato l’Agenzia delle Entrate al pagamento delle spese di giudizio.

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