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2 Ottobre 2015

Accertamento induttivo: la sopravvalutazione dell’usato non è necessariamente un comportamento antieconomico

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La Corte di Cassazione, con la Sentenza n. 19408 del 30 settembre 2015, ha annullato l’atto di accertamento induttivo notificato dall’Amministrazione finanziaria alla società contribuente per comportamento antieconomico, dovuto alla sopravvalutazione delle macchine usate.

La Commissione Tributaria Regionale sosteneva che la società contribuente aveva fornito una giustificazione convincente riguardo all’apparente antieconomicità dell’operazione di acquisto degli autoveicoli ad un prezzo superiore a quello della successiva rivendita. L’acquisto in questione, infatti, era finalizzato ad incentivare l’acquisto di automobili nuove. La società contribuente aveva deciso di sopravvalutare i veicoli usati, che erano ceduti in permuta dagli acquirenti, invece di applicare uno sconto sul prezzo di acquisto dei nuovi veicoli, così da ottenere un identico risultato economico.

L’Agenzia delle Entrate ha impugnato la decisione di secondo grado in Cassazione.

Secondo l’Agenzia delle Entrate, pur essendo in teoria condivisibile la strategia che sarebbe stata applicata dalla contribuente, la Commissione Tributaria Regionale avrebbe dovuto descrivere, in maniera precisa, tutti i passaggi economici-contabili, così da dimostrare la correttezza dell’operazione posta in essere dalla società.

La Corte di Cassazione ha, invece, ritenuto che la CTR aveva accertato, con una valutazione logicamente ed adeguatamente motivata e, quindi, non sindacabile, che la contribuente aveva dimostrato in modo convincente che la sopravvalutazione dell’usato era un incentivo per l’acquisto di nuovi veicoli. Davanti alla valutazione di antieconomicità dell’Agenzia delle Entrate ed al conseguente accertamento induttivo, la contribuente aveva fornito un’adeguata giustificazione del suo comportamento.

Al contrario, l’Agenzia delle Entrate non aveva indicato elementi specifici in grado di contrastare la motivazione della CTR.

La conclusione alla quale è giunta la Corte di Cassazione è stata, pertanto, di respingere il ricorso proposto dall’Agenzia delle Entrate e di annullare l’atto di accertamento.

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